Visto dall’alto, su un aereo ultraleggero biposto, il futuro tracciato autostradale della Brescia-Bergamo-Milano sembra un nastro di color sabbia adagiato con delicatezza sulla vasta campagna della Bassa bergamasca, quasi fosse lì da sempre e ben integrato nel contesto che lo circonda.
La prima parte del nostro viaggio comincia dal fronte bresciano, dall’estremità contrassegnata dall’Oglio fino al Serio. A seconda del punto di vista Brebemi è capace genera sensazioni diverse in chi la osserva. Da terra spiccano l’attività di camion e ruspe, i prefabbricati dei cantieri e i reticolati color arancio che delimitano l’area dei lavori sfiorando rogge, campi e abitazioni.
Se invece si ha la possibilità di osservare il tracciato dall’alto, cambiano prospettive e impressioni. Quello che spicca maggiormente è la sua linea: da oltre due anni l’opera è al centro dell’attenzione, tanto desiderata quanto criticata, comunque pronta nel bene e nel male a lasciare il segno nella Bassa bergamasca e anche oltre.
La Brebemi in costruzione l’abbiamo «spiata» sorvolandola a 270 metri d’altezza, sul bimotore decollato dal campo volo di Palosco e guidato dall’amico pilota Aldo Fedrizzi. C’è fermento per questa infrastruttura che attraversa la Bassa ed entro due anni dovrebbe essere pronta per rendere tutto facile, dagli spostamenti al tanto agognato sviluppo economico della zona.
La Brebemi scorre sotto di noi: un cantiere in miniatura con macchinari e omini. Una visione capace di riportarci d’incanto all’età dei giochi, ma allo stesso tempo di proiettarci verso il traguardo 2013, anno previsto dell’inaugurazione. Su questo lungo nastro di asfalto dovrebbero transitare in media 60 mila veicoli al giorno e tutt’intorno, dicono, fioriranno opportunità di sviluppo economico per la nostra pianura e la Bergamasca.
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