Riportiamo l’intervento di nostri compagni al presidio dell’11 luglio in solidarietà alla resistenza palestinese.
La resistenza non si arresta! Libertà per Anan, Ali e Mansour!
Ogni settimana che passa, l’umanità viene trascinata dai potenti che la governano un passo in avanti verso il baratro della guerra totale: l’autorizzazione a colpire in Russia con armi NATO e la minaccia di inviare soldati europei in Ucraina da una parte, la preparazione di un’invasione israeliana del Libano dall’altra, sono solo gli ultimi aggiornamenti dai fronti più caldi del conflitto globale. L’informazione di regime in questo contesto mette a frutto le tecniche di manipolazione inaugurate con l’emergenza pandemica, attraverso il duplice meccanismo del “terrorizza e rassicura”, mostrificazione del nemico e rassicurazione che “andrà tutto bene” purché si stringa l’elmetto e si obbedisca servilmente agli ordini imposti.
Quella dell’informazione è anzitutto una guerra contro la nostra coscienza, che mira ad arruolarci e intrupparci, in primo luogo tramite una progressiva assuefazione all’orrore. I mass-media sono parte integrante della macchina bellica e come tale vanno trattati, politici e giornalisti in primis.
Tuttavia la propaganda di guerra non sarebbe possibile in assenza di censura: bisogna dunque tappare la bocca a chi racconta verità scomode, a chi diffonde dubbi, tanto più a chi fa propaganda disfattista e antimilitarista contro lo Stato e il capitale.
Mentre la repressione affila le armi contro il nemico interno – con misure liberticide contro i blocchi stradali, il sindacalismo conflittuale e la detenzione nei riguardi di chi non abbassa la testa – aumentano a dismisura le spese per gli armamenti bellici e la formazione di corpi speciali per sedare le rivolte carcerarie e nei centri di permanenza e rimpatrio. È giusto di ieri la notizia di una rivolta nel carcere di Viterbo a seguito della morte di un detenuto, con i torturatori delle forze repressive che hanno bloccato tutta l’area circostante la struttura.
Non dimentichiamo la vicenda del compagno Alfredo Cospito e lo sciopero della fame che ha intrapreso tra ottobre 2022 e aprile 2023 come forma di lotta per la sua e nostra battaglia contro il 41 bis, l’ergastolo ostativo, il carcere e le sue torture, lo Stato e la società che lo alimenta.
Proprio il sistema di detenzione di massima sorveglianza e isolamento del 41 bis è oggi anch’esso espressione di un clima di guerra permanente, che abbiamo iniziato a combattere su tanti fronti, a fianco di Alfredo l’anno scorso. Questo tipo di detenzione (simile a quella delle carceri sioniste in Israele), dichiarato un “sistema di detenzione torturante e inumano” perfino dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, viene ampiamente applicato in Italia nei riguardi di prigionieri “non collaboratori con la giustizia”, cioè non addomesticabili, non ravvedibili. Poco prima, in scala gerarchica, esistono le sezioni di AS2 (Alta Sicurezza 2), dove sono rinchiusi anche Anan, Alì e Mansour, compagni e nostri fratelli della Resistenza Palestinese che hanno combattuto per la libertà del loro popolo, che tanto ha da insegnare a chi gioca alla ribellione a colpi di schede elettorali e raccolte firme referendarie, a chi pensa alla “soluzione dei due Stati” (Israele e Palestina) non conoscendo o, peggio, non considerando, il pensiero e la necessità di un popolo depredato, stuprato della sua terra, ogni giorno annientato, della Palestina.
A noi il compito di stanare i responsabili di casa nostra, di spezzare le relazioni tra lo Stato italiano e i massacratori del Popolo Palestinese.
L’unica svolta attuabile e sensata è l’unione dei popoli sottomessi, degli sfruttati contro gli sfruttatori, contro i guerrafondai, i colonizzatori fascisti e sionisti che con la forza si sono conquistati il diritto di essere padroni del mondo intero.
Non ci sarà mai pace senza aver vinto la guerra contro questi, senza aver decolonizzato la Palestina tutta.
Nella tempesta della tendenza strutturale alla guerra, le forze in campo dimostrano ogni giorno di più il loro carattere contingente. La NATO si sta impantanando in Ucraina, l’Africa ribolle, il commercio mondiale è messo in crisi da uno dei paesi più poveri della Terra, le basi militari USA sono colpite da formazioni di resistenza in varie parti del mondo. Per questo la repressione contro i migranti e contro i/le compagni/e avanza. Per questo i piani di riarmo, gli annunci di arruolamenti di massa, la censura che getta ogni maschera. Rivoluzione o guerra, questo è un concetto che è già dentro la storia dell’umanità, che per quanto possa sembrare strano, potrebbe preservare delle vite umane.
Anche per questo non cesseremo mai di dire a gran voce “viva la Resistenza Palestinese, viva la rivolta, viva la Palestina libera”.
Contro la guerra globale, sì alla diserzione e al sabotaggio contro tutti gli Stati e tutte le guerre dei padroni.
Al fianco di Anan, Alì, Mansour e di tutti i compagni e le compagne che lottano con la propria vita contro questo cancro mondiale che si chiama dominio, distruzione e morte.
Anarchici e anarchiche di Bergamo per la Palestina Libera