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I volontari bergamaschi nella guerra civile spagnola

Presentiamo una novità editoriale edita dal “Centro Studi Pier Carlo Masini” e disponibile presso la nostra sede in Via Ponchia, 8 a Bergamo (q.re Monterosso):

Spagna 1936 -1939: volontari bergamaschi nella guerra civile spagnola e aneddoti di antifascismo nella bergmasca. Schedati dalla R. Questura di Bergamo.

Formato A4, pp. 222, € 15,00

Riportiamo alcuni brani dall’introduzione:

Questa ricerca si focalizza sulla guerra civile spagnola, con riferimenti ad episodi di antifascismo nel quotidiano, a partire dalle storie di vita di persone che in vari modi manifestarono le loro avversità al fascismo.

Gli episodi ricostruiti si sono svolti sia nella provincia di Bergamo che in altre; in entrambi i casi, comunque, le persone furono schedate dalla Regia Questura di Bergamo o segnalate da altre questure (bergamaschi sparsi per l’Italia e all’estero).

Nell’elenco sono anche raccolte le storie di miliziani combattenti nella guerra civile spagnola, nati nella provincia di Bergamo o nati all’estero ma con origini bergamasche.

La maggior parte dei documenti sono stati rinvenuti nell’Archivio Centrale di Stato di Bergamo e nell’ Archivio Centrale di Stato di Roma.

Non tutti quelli che si trovavano all’estero o quelli che erano rimasti in Italia, andarono a combattere contro il franchismo in Spagna, ma in qualche modo aiutarono e organizzarono momenti di solidarietà, con raccolta fondi, allestendo luoghi dove aiutavano gli antifascisti che volevano attraversare il confine per andare a combattere in Spagna. Anche nella provincia di Bergamo vi furono diversi casi di persone che, manifestando contro la politica internazionale del fascismo o solidarizzando con quanto succedeva in Spagna, furono diffidati, ammoniti o mandati al confino.

Con la revisione della posta dall’estero diretta ai parenti, molte lettere inviate a Bergamo e provincia, dai vari Stati, venivano intercettate dalla polizia fascista; dove i contenuti di tali lettere contenevano riferimenti alla situazione spagnola, il mittente veniva schedato come comunista da arrestare.

Nella bergamasca nonostante il controllo sulle notizie spagnole, furono parecchi i casi di  denunciati dalla R. Questura, che ascoltavano radio Barcellona, come Bressanini che trovatosi ricoverato in ospedale ascoltava sotto le coperte, le notizie provenienti dalla Spagna repubblicana: scoperto, fu diffidato.

Nel dopolavoro di Covo, sede del fascio locale, gli esercenti facevano ascoltare le notizie da radio Mosca e da radio Barcellona per creare discussione tra gli avventori: furono mandati al confino.

Spesso nelle osterie avvenivano anche discussioni sulla Spagna e in base alle dichiarazioni o alla presenza di qualche spione fascista, gli avventori venivano diflìdati, ammoniti o mandati al confino.

Anche nei posti di lavoro si parlava e si discuteva dei fatti spagnoli. Lavelli, comunista, nello stabilimento della Zopfi ebbe a pronunciare frasi offensive all’indirizzo del Capo del governo e contro il fascismo e con parole di esaltazione per l’anarchico Schirru, incitando all’odio di classe gli operai: veniva diflìdato e mandato “volontario” nella Spagna nazionalista.

Nello stabilimento della Montecatini l’operaio Pisoni aveva detto “che abbiamo un governo prepotente, un duce che fa schifo; i fascisti credono di diventare i padroni del mondo, invece vedremo che presto dovranno fare i conti con noi; tutte le notizie riportate dai giornali italiani sulle atrocità e barbarie dei rossi in Spagna sono false. Desidero che presto avvenga in Italia quanto sta succedendo in Spagna”. Viene mandato al confino per 5 anni.

Rottoli, impiegato a Milano, arrestato perché faceva parte di una cellula di fiancheggiatori di espatri clandestini per la Spagna, e che, con il gruppo erano dediti all’acquisto di apparecchi radio ad onde corte, vennne mandato al confino, dove morì.

Andrea Rota, ex legionario combattente e decorato in Spagna, ubriaco, gridava in una via di Bergamo “viva il comunismo, io sono comunista, viva la Russia, viva i rossi , abbasso la Spagna”: venne schedato e diffidato. Aveva anche dichiarato all’Eco di Bergamo: “fu una brutta e amara esperienza perché mi trovavo a combattere contro italiani, ricordo con dolore quel ricordo.”

Enorme fu la macchinazione propagandista messa in piedi dopo lo scoppio della guerra civile spagnola per appoggiare la causa degli insorti nazionalisti.

(…) Nel febbraio del 1936 l’attenzione del giornale (L’Eco di Bergamo) è posta sull’impresa in Etiopia, solo brevi cenni parlano delle elezioni spagnole che danno una vittoria alle sinistre, (…) si parla dell’incapacità della borghesia di dare una giusta direzione alla politica spagnola, la vittoria della sinistra è avvertita come un pericolo e l’amnistia a favore degli anarchici e sovversivi che seminano odio ne è un chiaro monito.

Il 20 luglio il quotidiano apre la sua edizione con la notizia dell’insurrezione spagnola; un piccolo trafiletto in prima pagina parla delle esecuzioni di massa compiute dagli insorti, che passano per le armi tutti gli ufficiali e borghesi rimasti fedeli al governo legittimo.

Il 24 luglio l’Eco di Bergamo inizia a parlare di sollevazione anticomunista e di efferate manifestazioni antireligiose. Il 25 luglio si parla di unità di guerra italiane, inviate in aiuto dei connazionali presenti in Spagna. Appare inoltre la notizia del trasporto delle unità marocchine di Franco sulla penisola iberica, evitando di riportare i dettagli sull’operazione e sulla nazionalità degli aeroplani utilizzati. In agosto dopo le prime concitate fasi dell’insurrezione, la presa di posizione del quotidiano bergamasco sembra ormai delineata. “Mosca sparge nel mondo i semi della guerra civile, condanna numerosi episodi di efferata crudeltà dei rossi contro i civili, militari, religiosi.”

Le notizie di stragi si ripetono nei giorni successivi e si arricchiscono sempre di nuovi e macabri particolari che sembrano appositamente studiati per provocare la massima indignazione nell’opinione pubblica
bergamasca. L’Eco di Bergamo per tutto il 1936 da ampio spazio alle notizie provenienti dalla Spagna, aumentando con il passare delle settimane la propaganda in favore della causa nazionalista.

Il quotidiano bergamasco sta ben attento a non far trapelare notizie sull’esistenza di reparti dell’esercito italiano a fianco dei nazionalisti, nella settimana in cui a livello internazionale si sta delineando la linea del Non Intervento, alla quale lavorano diplomazie di tutto il mondo. Si parla di nazionalisti nella lotta per la conquista di Malaga evitando qualsiasi accenno ai soldati italiani del CTV. Quando nel marzo del 1937 i legionari italiani si vedono battuti e costretti alla ritirata per l’energica azione dei propri connazionali antifascisti del Battaglione Garibaldi, a Guadalajara, cala un misterioso silenzio sulle notizie provenienti dalla Spagna. L’imbarazzo è ancora più evidente quando i giornali spagnoli riportano le allarmanti notizie della presenza di soldati regolari del regio esercito che combattono con Franco, e riportano testimonianze di soldati italiani catturati, che confessano di essere stati portati con l’inganno a combattere in Spagna.

Dino Moretti l’unico volontario che è partito da Bergamo, che accolse l’appello dell’antifascismo internazionale per arruolarsi nelle Brigate Internazionali, ricorda, “come Bergamo fosse immersa in un totale disinteresse verso la politica. Non vi era una adesione piena verso il fascismo, ma mancava una maturazione ideologica dovuta alla mancanza di informazione e all’assenza di documentazione che non fosse quella del regime.”

Per quanto riguarda l’emigrazione bergamasca, tutte le organizzazioni sindacali e politiche progressiste d’Europa e di molti altri Stati extraeuropei a partire dalla fine del 1936, concentrarono i loro sforzi nelfappoggio alla causa repubblicana, informando sugli avvenimenti della guerra civile, dando voce a rappresentanti politici e volontari che stavano combattendo in Spagna e in alcuni casi svolgendo anche opera di reclutamento.

Spesso, conferenze, comizi, feste popolari divenivano l’occasione per avvicinare coloro che volevano arruolarsi nelle Brigate Internazionali. Molti degli immigrati bergamaschi parteciparono a questi incontri e a queste feste organizzate dai gruppi della emigrazione italiana, che erano momenti di incontro e di svago, ma anche un importante mezzo di propaganda e di sviluppo politico.

Per ricreare il contesto politico sulla spagna del 1936, 1939, nel libro sono stati aggiunti degli articoli che ricostruiscono le fasi più salienti della guerra civile spagnola.

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