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NO-TAV, vinto ricorso contro foglio di via

Riceviamo dai compagni Torinesi….

Giovedì 3 novembre il Tar del Piemonte ha esaminato il ricorso presentato da una No Tav di Torino, Maria Teresa, cui era stato proibito di andare per un anno nei comuni di Avigliana, Chiomonte, Gravere, Giaglione, Susa, Exilles.

L’avvocato di Maria Teresa, Roberto Lamacchia, ci ha informato che foglio di via è stato annullato. In questi cinque mesi di resistenza No Tav sono stati decine e decine i fogli di via inflitti a piene mani dalla questura torinese. L’auspicio è che la decisione del TAR induca a maggior prudenza i responsabili della questura, probabilmente convinti che i 700 euro necessari per questo tipo di ricorsi facessero desistere tanti dal farlo. Anche il timore che i tempi lunghi del tribunale amministrativo rendessero inutili i ricorsi si è rivelato del tutto infondato. Il foglio di via è una condanna extragiudiziale: chi vi è sottoposto è privato della libertà di circolare liberamente sulla base di una decisione presa direttamente dalla polizia. Eredità mai cancellata della dittatura fascista.

Sottovalutare questi fogli, ritenerli semplici pezzi di carta senza valore, è un errore: se si minimizza sulle limitazioni della libertà ci si ritrova presto a fare i conti con altri, più gravi, soprusi. In questi mesi la procura torinese ha inviato centinaia di denunce ai No Tav per le iniziative di resistenza alle trivelle e per la baita Clarea. Numerosi No Tav sono stati arrestati e privati della libertà: alcuni devono sottostare a restrizioni sin dal 3 luglio. Non si contano più gli episodi di intimidazione e i fermi immotivati con perquisizioni personali e sequestro di oggetti che nessuna legge vieta.

A tre mesi dal cacerolazo davanti all’hotel Ninfa di Avigliana, dove erano ospitati alcuni poliziotti impegnati nella sorveglianza del fortino della Maddalena, finalmente Maria Teresa potrà andare nel luoghi della resistenza No Tav, senza rischiare di essere fermata e denunciata. Una boccata d’aria.

Vale la pensa ricordare la giornata del 3 agosto ad Avigliana. Di seguito la cronaca che facemmo girare nei giorni successivi

Pentole, denunce e fogli di via

Mercoledì 3 agosto, Avigliana. Intorno alle 9 del mattino una settantina di No Tav si ritrovano all’hotel Ninfa, uno degli alberghi che hanno accettato di ospitare le truppe di occupazione asserragliate alla Maddalena di Chiomonte nel fortino costruito dai collaborazionisti dell’Italcoge. Un appalto che non ha portato fortuna alla ditta di Lazzaro, che proprio il giorno precedente era stata dichiarata fallita. I No Tav sono armati di tutto punto: pentole, coperchi, fischietti, vuvuzuelas, megafonino e striscione con la scritta “via le truppe di occupazione!”,. Si piazzano davanti all’ingresso e cominciano a fischiare e battere. Un classico cacerolazo. Dalle finestre si affacciano alcuni poliziotti e cominciano a scattare foto. I No Tav fanno un giro intorno all’albergo, continuando a battere e a scandire slogan “giù le mani dalla Val Susa!”. Il concerto continua per circa un ora – con una breve interruzione per far passare una famiglia con una ragazza gravemente disabile. Poi si va. Mentre i No Tav si allontano i poliziotti dell’albergo, veri cuori di leone, si precipitano giù brandendo macchine fotografiche, alcuni si gettano addirittura sulla statale provocando scompiglio tra le auto di passaggio. Nel frattempo arrivano i rinforzi. Anche loro armati di tutto punto: manganello, pistola, manette e libretto delle contravvenzioni. 16 No Tav, gli ultimi a salire in auto, vengono intercettati e fermati dalle forze del disordine statale. Un’operazione in grande stile. Per oltre due ore si consuma il primo atto della vendetta: una pioggia di contravvenzioni si abbatte sugli autisti: dalle cinture non ancora allacciate di chi era appena salito sulla propria vettura al fanalino rotto.

Poi scatta la seconda fase. Tutti sono caricati sui cellulari e portati in corso Tirreno a Torino per l’identificazione. Sui giornali on line compare la versione addomesticata della Questura, subito fatta propria dai giornalisti di turno a Stampa e Repubblica: si parla di irruzione nella hall dell’albergo, di dipendenti intimoriti e minacciati. Pura fantascienza: peccato che non compaia su una pubblicazione specializzata ma su quotidiani di informazione. I 16 pericolosi battipentole vengono trattenuti dalla polizia per l’intera giornata. Un presidio solidale si raduna in corso Tirreno dove viene esposto uno striscione “No Tav – Liberi tutti!”. A gruppi i No Tav vengono trasferiti nella sede centrale della questura torinese, in via Grattoni. Lì li perquisiscono, schedano con foto segnaletiche e rilevazione delle impronte. Tutto l’apparato della questura torinese contro chi ha osato disturbare i sonni dei poliziotti.

Nel tardo pomeriggio scatta la terza fase. Perquisizioni domiciliari per cercare armi nelle case di tre dei fermati, due attivisti di Collegno e una No Tav di Pinerolo. Al nostro compagno Aldo hanno anche perquisito l’auto. In tutte e tre le case sono state trovate le armi usate in mattinata dai No Tav: pare che tutti avessero un robusto arsenale di pentole, mestoli e coperchi.

In serata il presidio solidale si sposta in via Grattoni. Uno ad uno i No Tav vengono rilasciati. Per tutti è scattata la fase quattro della vendetta: escono brandendo i fogli con una denuncia per violenza aggravata in concorso. Ciliegina sulla torta una pioggia di fogli di via. Per tre francesi l’espulsione dall’Italia, per gli altri, tranne uno, il divieto ad andare nei comuni di Avigliana, Susa, Gravere, Chiomonte, Giaglione, Exilles. Siccome le denunce non bastano a tenere lontani dalla lotta i No Tav, la questura torinese ricorre ai vecchi strumenti della polizia fascista, che quella “democratica” si è ben guardata dal cancellare. È sufficiente che un poliziotto dica che sei pericoloso e metta una firma. In via extragiudiziale sei condannato: ti viene impedito di manifestare il tuo pensiero e di opporti al supertreno. Nel pomeriggio anche a tre No Tav fermati nella zona della baita Clarea vengono appioppati alcuni fogli di via.

Una No Tav torinese, Maria Teresa, uscendo dalla questura ci comunica la sua indignazione per le umiliazioni subite: perquisizioni, impronte e foto segnaletiche. La abbracciamo forte forte. Nel pomeriggio avrebbe dovuto occuparsi del nipotino, ma non ha potuto. Ci piace pensare che da grande il bambino sarà orgoglioso di sua nonna. Se il domani sarà meno oscuro dell’oggi che siamo forzati a vivere, sarà grazie alla lotta di tanti uomini e donne, giovani, meno giovani ed anziani che sanno che la libertà non si mendica ma si prende. E sono disposti a pagare il prezzo.

Per info: No Tav Autogestione – Torino

notavautogestione@yahoo.it

338 6594361

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