L’esperienza de “La selce” nasce sotto l’insegna di una serie di necessità e da una speranza. L’esigenza è quella di dare spessore a degli eventi, a delle possibilità di sperimentare relazioni ecologiche liberate dall’autorità e di resistere alla logica del paradigma dominante. L’esigenza è anche quella di fissare su un foglio dei nodi densi di significati nell’immensa rete dell’informazione globale.
A partire da esperienze di lotta o di autogestione localistiche si avrà l’ambizione di connettersi a sistemi di relazioni più allargati e generali. La distruzione della terra e l’avvelenamento della sua abitabilità passa attraverso il consenso, possibile solo attraverso il controllo capillare dei vissuti che si esprimono volubili e ripetuti come le immagini che scivolano lungo i monitor dei coloratissimi televisori al plasma. Passa attraverso l’accettazione dell’inevitabilità del progresso economico, unico vero valore guida in nome del quale tutto è sacrificabile, anche poter scegliere consapevolmente come vivere e quale rapporto si vuole intrattenere con la natura.
L’esigenza è quella di oltrepassare la mera informazione e creare uno spazio in cui i vissuti possano trasformarsi in esperienza, in comprensione e in prassi. La speranza è dunque quella di riuscire a delegittimare questa “fabbrica del consenso” e permettere alle persone di avere una presa sui propri bisogni, di potersi mettere di traverso quando in discussione viene messa l’integrità del contesto naturale e sociale in cui si è inseriti e della propria salute, quando in discussione vi è la capacità stessa degli ecosistemi di rigenerarsi, quando l’unica certezza è quella di consegnare alle generazioni future una crisi ecologica di portata sempre più colossale.
Quello che “La selce” vorrà essere è un proposito di tracciare soluzioni di continuità e collegamenti tra tutti i templi di nocività che avvelenano e che minacciano di avvelenare il territorio, vorrà essere il sibilo libero e selvaggio della foresta e contemporaneamente il presidio permanente in difesa della stessa. Vorrà essere avamposto dal quale far partire il proprio grido di battaglia contro chi avvelena la terra e le esistenze delle diverse specie che vi soggiornano.
Infine un invito rivolto a tutte le persone che vorranno avvicinarsi all’esperienza di far pervenire, con i tempi e le modalità che meglio ritengono opportune, contributi, critiche, consigli e quant’altro, poiché si ritiene che è attraverso il dialogo che si crea collettivamente la lotta.
Come l’uomo preistorico accese in maniera naturale il fuoco mediante la scintilla prodotta per sfregamento di frammenti di selce, anche nel neolitico la selce fu una risorsa strategica di vitale importanza. L’attività umana fu aiutata dall’utilizzo della selce come attrezzo per cacciare, per incidere sulle pareti rocciose, come arma per difendersi, fino ad arrivare ai nostri giorni e ritrovarla sotto forma di “silicio” nell’utilizzo del computer. Così come la selce veniva utilizzata in vari modi ugualmente si caratterizzerà la nostra attività di divulgazione di informazioni a carattere ecologista. Ci identifichiamo in questo strumento in quanto ha dato la possibilità all’uomo di evolversi e di organizzarsi in una realtà ostile.
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