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Roma | Torino – Una scelta di campo delle questure

A Firenze, il 13 dicembre, un uomo decide di incarnare l’eroe nazi-fascista che catalizza le sue fantasie.
Si reca armato al mercatino di natale e fa una strage di ambulanti di origine senegalese, quindi si toglie la vita con la stessa arma. Chissà quanti sudditi spettatori avranno pensato come primo movente a “qualche storia di droga” prima di intravedervi lo spettro della pulizia etnica. Di certo possiamo misurare l’impegno dei mass media nel cercare di dipingere l’assassino come uno “spostato”, un “malato di mente”, “uno che legge fantascienza” e frequenta ambienti di destra; scuse che i portavoce di Casapund colgono al volo e fanno proprie, infangando la memoria del proprio camerata e asserendo che “l’associazione non chiede il patentino di sanità mentale ai propri iscritti”.

Sicuramente si possono trovare analogie simboliche tra il paladino che resiste all’assaedio di mostri subumani o l’eroe spaziale che combatte contro orde aliene, e il concetto di difesa della razza e dei confini nazionali o la fascinazione per l’impero; ma l’eroe che popolava la sua mente, l’eroe che quest’uomo ha scelto di incarnare, non indossava uno scafandro spaziale nè brandiva uno spadone elfico. Ha scelto il “martire fascista”, l’eroe con la camicia nera fregiata dal fascio littorio, il soldato che si immola per la Repubblica di Salò, o le schiere serrate dei nazisti cantate nella Horst Wessel Lied.

In tanti, migranti e italiani, a Milano, Pistoia, Massa Carrara, Firenze, organizzano iniziative di solidarietà con la comunità senegalese e chiedono alle istituzioni la chiusura dei circoli di Casapound. A Roma, come a Cuneo lo scorso febbraio, un corteo raggiunge la roccaforte dei fasci in zona Piazza Vittorio: qualcuno vuole chiuderla senza chiederlo ad Alemanno. La polizia è schierata in forze per difendere l’incolumità degli assediati e il loro diritto all’essere razzisti e fascisti; quando inizia il lancio di pietre e petardi, partono alla carica e disperdono i manifestanti. Pochi giorni prima a Torino, le stesse divise consentivano ad un corteo xenofobo di incendiare un campo Rom, senza faticare a proteggere le famiglie che lo abitavano o il loro diritto ad una vita insensatamente precapitalista. Due cortei annunciati, diversi scenari possibili che gli esperti dell’ordine pubblico avranno certamente previsto, quindi una scelta di campo da parte delle questure di Roma e Torino. Due attacchi originati e possibili in un contesto dove il ruolo di Casapound, seppur evidente, è sicuramente marginale rispetto alla rumorosa propaganda xenofoba di Lega Nord e Pdl, senza dimenticare le scelte concrete operate da amministratori locali del Partito Democratico, il cui concetto di integrazione si declina a suon di lager, retate e sgomberi di migranti e apolidi.

In effetti, se tra gli scopi principali della retorica xenofoba vi è la distrazione e divisione della classe degli sfruttati onde evitare che rivolga i propri morsi alla mano del padrone, possiamo ben capire come sia essa una disciplina la cui padronanza è indispensabile per ogni organo di dominio.

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