I due titolari arrestati per traffico illecito di rifiuti
Nuovi problemi in arrivo per i cantieri della Brebemi. Nel giro di pochi giorni il consorzio Bbm, contraente generale per la costruzione dell’autostrada, riceverà dalla prefettura di Milano la cosiddetta «annotazione interdittiva», ovvero l’atto con il quale vengono escluse dai cantieri, in via preventiva, le imprese sulle quali c’è il minimo dubbio di rapporti con la criminalità organizzata. Nel caso specifico c’è più di un dubbio: sono stati infatti arrestati con l’accusa di traffico illecito di rifiuti i due imprenditori milanesi Orlando Liati e Stefano Lazzari, che avrebbero intrattenuto rapporti d’affari con il clan calabrese dei Barbaro. E una loro azienda, la Ci.Fa Servizi Ambientali srl, sta tuttora lavorando per Brebemi. Ma a questo punto è automatico attendersi il provvedimento prefettizio.
Il contratto di subappalto in favore della Ci.Fa Servizi Ambientali non è indifferente. Alla fine del 2011 erano state le aziende Consta di Padova, e Vitali di Cisano Bergamasco, a vincere l’appalto da 78 milioni di euro per riqualificare la provinciale Rivoltana (un intervento che è parte integrante della Brebemi perché permetterà, dall’ultimo casello autostradale, di raggiungere la tangenziale di Milano). E uno dei subappalti era finito proprio alla Ci.Fa, proprietaria di ruspe e camion, operante da sempre nel settore del movimento terra e della bonifica di aree da cantiere, tramite lo smaltimento di materiali in discarica. Sia con la Ci.Fa, sia con l’altra azienda, la «Elle Elle», i due soci imprenditori Liati e Lazzari, avrebbero smaltito abusivamente – secondo la procura di Milano – grandi quantitativi di rifiuti in almeno un paio di discariche, a Romentino (Novara) e San Rocco al Porto (Lodi). Ma soprattutto si sarebbero avvalsi del supporto logistico e della collaborazione di padroncini legati alla ‘ndrangheta, stando ad un’informativa della Direzione investigativa antimafia di Milano. In arresto, oltre a Liati e Lazzari, sono finiti altri sei imprenditori, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano.
L’esclusione dell’impresa dal cantiere Brebemi per la riqualificazione della Rivoltana potrebbe anche provocare qualche rallentamento nei lavori, forse non gravissimo. Ma non è nemmeno escluso che la situazione possa ulteriormente complicarsi: contro l’interdizione prefettizia può infatti scattare il ricorso dell’azienda, con esiti tutt’altro che scontati. La stessa Ci.Fa era già stata al centro di un precedente clamoroso: nel 2011, su richiesta della Dia, il prefetto di Milano aveva già disposto l’interdizione perpetua dell’impresa, che però si era rivolta al Tar, assistita dall’avvocato Massimo Burghignoli. I giudici amministrativi avevano dato ragione agli imprenditori, riammettendoli alle gare pubbliche, perché non avevano ravvisato evidenti tentativi di infiltrazione mafiosa. Ora la storia potrebbe ripetersi, almeno tecnicamente, ma c’è una differenza fondamentale. Nel 2011 era un’informativa della Dia, nell’ambito dell’operazione «Infinito» contro la ‘ndrangheta (più di 300 arresti nel 2010) a chiedere al prefetto di intervenire. Oggi, dopo gli arresti di Liati e Lazzari, c’è anche il parere del gip di Milano, di mezzo, e c’è un fascicolo d’indagine piuttosto ampio. «Vedremo – dicono dal Consorzio Bbm – l’importante è che non si accumuli altro ritardo sui cantieri».