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Allevatori di visoni aggrediscono attivisti durante investigazione

visoniGuarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=7nUpY2Cn_3A&feature=player_embedded

Giovedì 15 agosto per noi doveva essere una delle tante giornate in cui andiamo a documentare gli allevamenti, a vedere il loro stato, a filmare e fotografare le condizioni degli animali. Ma la giornata non è affatto finita normalmente.

Approfittando della festività abbiamo fatto un giro di tutti i nuovi allevamenti di visoni aperti in Lombardia e di quelli con progetti di ampliamento. Ma a Dovera, nel Cremasco, siamo stati inseguiti in auto dall’allevatore e due amici, armati di bastoni, che ci hanno ripetutamente tamponato, speronato, tagliato la strada e fatto perdere il controllo dell’auto a velocità folli, spingendoci quasi dentro a dei fossati nelle curve. Poteva finire in tragedia ma ce la siamo cavata solo con tanta paura e lesioni di lieve entità.

Quello che abbiamo vissuto in quei minuti non è facile da raccontare e anche il video che siamo riusciti a fare non rende giustizia alla follia di queste tre persone, tra le quali era presente Moroni Giorgio, proprietario dell’allevamento di visoni a Cascina Pomina, Dovera. Purtroppo per la paura e per la speranza che la cosa durasse poco e finisse tra le strade sterrate adiacenti l’allevamento, non abbiamo iniziato subito a filmare la scena. Ma quello che si vede poi è sufficiente per far capire che queste persone erano fuori di senno e hanno continuato a tamponarci e inseguirci minacciose per quasi 10 chilometri, lasciandoci solo quando siamo riusciti ad entrare nella città di Lodi e a seguire indicazioni per Ospedale e Questura.

Tutto è cominciato con un signore che da lontano ci ha scorti, fuori dalla recinzione, mentre filmavamo e scattavamo fotografie. Ci ha inveito urlando e noi pacati, senza dire parola, abbiamo chiuso le telecamere e ci siamo incamminati verso la macchina, parcheggiata a una certa distanza, oltre ad un fossato, guardandoci sempre dietro le spalle che non ci seguisse. Non scorgendo movimenti abbiamo pensato fosse tutto tranquillo e alla macchina ci siamo anche cambiati. Ma quando abbiamo messo in moto per uscire verso la statale abbiamo visto sbucare un’auto che da una sterrata perpendicolare andava ad alta velocità per tagliarci la strada. Non riuscendo a uscire dal bivio prima di loro abbiamo sterzato bruscamente nel campo, passandogli da dietro e prendendo la strada da cui venivano loro.

Da quel momento hanno cominciato a seguirci, incalzandoci a tutta velocità, suonando il clacson e urlandoci minacciosi, intimandoci di fermarci. Arrivati su via San Rocco, piccola stradina asfaltata di campagna, con fossi da ambo le parti, l’inseguimento è proseguito, tanto che al primo slargo su un campo ci hanno tagliato la strada sterzando davanti a noi, ma anche in questo caso con una rapida inversione nel campo li abbiamo aggirati tornando in direzione opposta.

Poi è venuto il peggio. Ci tallonavano costringendoci ad andare a velocità folli su questa strada pericolosa, con curve a gomito e fossati. Prima abbiamo rischiato di investire un ciclista e poi, poco prima di una curva, ci hanno tamponato e speronati, spingendoci a tutta velocità, mentre noi con il freno tirato cercavamo di rallentare la corsa. Il volante non rispondeva, la macchina sbandava. E’ stato un attimo, potevamo essere dentro a quel fossato a quasi cento chilometri orari se la macchina avesse sbandato poco di più e non fossimo riusciti a chiudere bene quella curva. E allora forse non saremmo stati qui a poterne parlare, a scrivere di questa terribile esperienza.

Ma i tamponamenti e lo speronamento per farci perdere il controllo dell’auto sono continuati, altre tre volte. Ai lati di questa stretta strada avevamo pali della luce, che abbiamo sfiorato più volte. Solo da quel momento abbiamo cominciato a riprendere il tutto con la telecamera, e si vede uno di questi folli che agita un bastone e un altro che ci fa le corna divertito mentre noi rischiavamo la vita.

Arrivati poi sulla statale 235, quella che collega Crema con Lodi, pensavamo di essere più tranquilli, non più invisibili sulle piccole strade di cui questi signori si sentivano padroni. Speravamo di trovare persone, auto, un luogo affollato, ma il ferragosto non ci ha aiutati da questo punto di vista. E così l’inseguimento è continuato, a tutta velocità, passando anche con semafori rossi e con altri tre tentativi da parte loro di sbarrarci la strada sterzandoci davanti. Sembrano quelle scene dei film d’azione, con i rumori delle ruote che stridono sull’asfalto e le macchine che fanno repentini testacoda. Ma vissute di persona hanno un altro sapore, soprattutto quando durante una di queste manovre, in piena statale, uno di loro è sceso dalla macchina, ci ha raggiunti e mentre ultimavamo la nostra ennesima inversione è riuscito per fortuna solo a prendere a calci e pugni l’auto. Da lì il loro ultimo tentativo è stato fatto sulla tangenziale di Lodi, bloccandola mettendosi di traverso, e solo per la presenza di un’altra auto, o forse temendo che per passare ad ogni costo avremmo sfasciato anche la loro, è rimasto sulla destra della carreggiata lo spazio sufficiente per farci passare oltre, riuscendo fortunatamente in questo modo ad entrare in città, mettendoci in salvo.

Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato tra Pronto Soccorso e Questura, dove avevamo chiamato terrorizzati, quando temevamo di essere bloccati e massacrati. Oltre a vari danni su tutti i lati della nostra auto, ce ne siamo tornati a casa con 7 e 10 giorni di prognosi e ancora sotto shock per quanto accaduto, ma risoluti a utilizzare questa loro follia contro di loro, in ogni modo possibile.
Quanta che sarà solo un’arma in più nella nostra campagna e un’esperienza in più nel nostro bagaglio, ci rende più determinati a vedere la fine di tutti i lager dove questi animali sono prigionieri.

Quanto abbiamo vissuto ieri fa parte dei mille rischi che comporta fare attivismo in prima persona. Il movimento di liberazione animale è purtroppo ricco di storie di attiviste e attivisti aggrediti, investiti di proposito, presi a fucilate o perfino uccisi da allevatori e cacciatori. Stiamo affrontando persone che abitudinariamente uccidono e infliggono sofferenza ad altri esseri viventi, persone che possono rivelarsi senza scrupoli nel difendere le loro attività e dobbiamo essere pronti a farci i conti, preparati a reagire sempre nel modo migliore.

Quanto abbiamo vissuto noi non è veramente nulla in confronto a quanto vivono ogni giorno gli animali, eppure creerà scalpore e farà notizia. Quello che speriamo è che possa essere uno stimolo, una spinta che dia maggiore forza alla campagna VISONI LIBERI.
Possiamo abolire per sempre gli allevamenti di visoni in Italia. Ma questo dipende da tutti e tutte voi, dall’impegno che sapremo metterci assieme.

http://www.nemesianimale.net/2013/08/allevatori-di-visoni-aggrediscono-attivisti/

Posted in Comitato Liberazione Animale BG, Comunicati/volantini.