L’involuzione della sanità in Lombardia coinvolge anche i consultori. In pericolo l’effettiva applicazione della Legge 194 del 1978 sulla tutela della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza e più in generale i diritti ad oggi conquistati dalle donne.
La Regione Lombardia ha di recente varato il nuovo Piano Socio Sanitario PSSR 2010/2015. Dalle linee guida del documento emerge il via libera ad un intervento pesante dell’associazionismo di stampo cattolico nella gestione dei consultori. In linea con la strategia di Formigoni in tema di sanità, si garantiranno agli organismi di area ciellino-cattolica la spartizione dei fondi pubblici. Con un’aggravante. La funzione dei consultori viene radicalmente stravolta: veri e propri presìdi confessionali e decisamente anti-abortisti andranno a soppiantare le strutture pubbliche per l’assistenza socio sanitaria – i consultori appunto – sorti allo scopo di consigliare la donna su temi delicati fra cui l’interruzione di gravidanza.
La riforma dei consultori familiari di Formigoni, che a quanto si legge vuole sostenere “la genitorialità, la coesione familiare e la funzione di aiuto per i familiari più fragili”, in realtà rivela il tentativo di far divenire queste strutture pubbliche sussidiarie a quelle private. La Asl infatti avrà la responsabilità dell’accreditamento dei privati attraverso la verifica dei requisiti di idoneità, il privato garantirà a sua volta la gestione del servizio di consultorio e la Regione provvederà a rimborsare le spese per i servizi forniti.
Esempio concreto è la situazione nel territorio orobico: un accordo fra Asl e privati sancisce una “nuova logica collaborativa”. Attualmente sono attivi 22 consultori su Bergamo e provincia, di cui 18 gestiti direttamente dalla Asl, i rimanenti: diocesano Scarpellini, Caravaggio, Treviglio e Osio Sotto sono gestiti dalla curia di Bergamo, Crema e Milano.
La prospettiva di sviluppo, a quanto ha dichiarato Roberto Testa, da pochi giorni sostituito dall’incarico di Direttore Generale della Asl, è di arrivare tra Città e Provincia a quota 30 consultori. Agli attuali si andrebbero ad aggiungere quelli gestiti dalla Fondazione Don Stefano Palla a Piazza Brembana, dalla cooperativa “InCammino” di Zogno ed altri nelle località di Carvico-Calusco, Clusone, Trescore, Albino e Gazzaniga.
“Sarebbe stato più opportuno un consultorio a esclusiva gestione Asl, ma ci rendiamo conto che non ci sono i presupposti”, ha dichiarato Ezio Remuzzi, presidente dell’assemblea dei sindaci dell’ambito territoriale Valle Brembana a proposito dell’attivazione del consultorio di Piazza Brembana. Il vicesindaco di San Pellegrino, Vittorio Milesi ha affermato: “Una scelta sbagliata, così si cancella ufficialmente il consultorio pubblico”.
Di fatto il consultorio a Zogno già esisteva, ma la Asl lo ha chiuso nel 2006 per inidoneità dei locali. Ora il nuovo servizio sarà attivato con il sistema dell’accreditamento a favore della cooperativa “InCammino” affittando dei locali ad un privato per poi trasferirsi entro un anno nei locali di proprietà comunale.
Il meccanismo è dunque ormai già avviato. Difficile infatti credere che i Comuni e gli enti locali possano avere risorse da investire in tali progetti. Facile inceve intuire che la tendenza sarà quella della proliferazione di strutture gestite da associazioni confessionali o come già avviene, direttamente dalle curie. Laicità ed interesse generale troveranno ad ostacolo l’ingerenza delle politiche Vaticane nella sfera soggettiva individuale. Caso lampante è la convenzione specifica fra Asl e CAV (Centro di aiuto alla vita) che vede un’operatrice presente 2 volte a settimana all’interno del consultorio famigliare di via Borgo Palazzo.
28 dicembre 2010
http://bgreport.org/?p=3134