Milano, 3 gennaio 2011. “Allertata l’Interpool: si cerca Yara nei campi Rom”: la notizia è stata pubblicata con grande visibilità da tutti i quotidiani italiani, anche se non vi è alcun elemento per ritenere verosimile la ricerca della ragazzina di Brembate nei pochissimi insediamenti Rom rimasti nel nord Italia. Al di là della scelta dei responsabili dei media italiani, è importante riflettere su questa nuova e apparentemente irrazionale svolta delle indagini, che ricordano quelle riguardanti il caso Denise Pipitone e le tante “cacce al Rom” che si sono svolte negli anni scorsi, spesso in prossimità dell’approvazione di norme-sicurezza scritte per dare una giustificazione legale alla persecuzione dei Rom (e delle altre minoranze etniche e razziali). La nuova campagna stampa rappresenta una gravissima azione discriminatoria contro il popolo Rom.
Si ricorda che un mese fa è scomparsa una ragazzina a Brembate (BG). All’inizio, inspiegabilmente, le autorità hanno accusato del rapimento (specificando che a loro parere si sarebbe trattato di omicidio, nonostante non vi fosse alcun cadavere) un marocchino, risultato poi innocente. Hanno anche denunciato per false dichiarazioni un testimone che invece l’aveva vista in compagnia di due uomini vicini a un’auto rossa. Dopo la liberazione del marocchino, le autorità hanno dichiarato che forse la giovane potesse essere ancora viva. Ora si cerca un colpevole Rom, come avvenne per il caso di Giovanna Reggiani, come avviene spesso, nel nostro paese, da qualche anno. In Italia pare proprio che si farebbe qualsiasi cosa per identificare in Rom o migranti il capro espiatorio di tutti i mali. Gli attivisti per i diritti umani e le (poche) persone che non si nutrono di pregiudizi e odio razziale devono vigilare ed evitare, monitorando il corso delle indagini e della campagna stampa, che si cerchi (o si costruisca a tavolino) il profilo di un altro “Romulus Mailat”, di un altro “zingaro rapitore”. Le autorità scoprano, invece, cosa davvero è accaduto a Yara e perché si stia cercando di costruire intorno alla sua misteriosa e inquietante scomparsa una campagna discriminatoria contro le minoranze etniche e razziali.
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