“Padre Tam torna al cimitero Stavolta intervenga il prefetto”
Nella seguente lettera un cittadino di Bergamo (del quale omettiamo nome e cognome per ragioni di sicurezza) denuncia nuovamente che padre Giulio Tam (nelle due foto), prete che non nasconde la sua ispirazione fascista ed è stato sospeso “a divinis” dalla Chiesa, sabato 11 settembre sarà al cimitero monumentale di Bergamo a commemorare Gino Lorenzi, autore di una rappresaglia contro sei giovani civili a Gaiarine, in provincia di Treviso. La missiva è rivolta al prefetto di Bergamo al quale il cittadino chiede di intervenire, sottolineando di aver informato anche il vescovo Francesco Beschi ricevendo una veloce risposta di interessamento alla questione. “Ora sta a Lei”, scrive il lettore al prefetto, ricordando anche che negli anni precedenti la prefettura non era intervenuta in alcun modo nei confronti del nostalgico raduno di Rovetta, “nonostante la costituzione vieta l’apologia di fascismo”.
Spett. le Prefetto di Bergamo,
mi rivolgo a Lei per la seconda volta ed in piena autonomia dopo averla già interpellata mesi fa tramite una lettera fatta pervenire in Prefettura e firmata da altri cittadini italiani ed associazioni antifasciste. In quella lettera (con tanto di documentazione allegata) si denunciava la deplorevole commemorazione che ormai da troppi anni si tiene a Rovetta per ricordare i militi della Tagliamento giustiziati dai partigiani nel ’45. Non Le si chiedeva, Signor Prefetto, di prendere posizione in merito agli avvenimenti storici ma, di agire in virtù della sua autorità nei confronti di coloro che molto chiaramente hanno violato e violano le leggi di questo Stato, mettono a repentaglio l’ordine pubblico con le loro provocazioni e creano scandalo e disorientamento nei confronti di ignari cittadini che frequentano luoghi pubblici quali i cimiteri. Nella documentazione che Le è stata presentata si vedono chiaramente baldi giovani e vecchi nostalgici fare saluti romani, scandire slogan del ventennio ed esibire simboli fascisti e nazisti della peggiore specie. Come se non bastasse Le è stato consegnato anche lo statuto del Comitato promotore di queste commemorazioni dove si legge “il Comitato raccoglie i giovani che condividono i valori morali della scelta repubblicana fatta dopo l’infame tradimento dell’8 settembre 1943 impegnandosi volontariamente a difenderne e diffonderne la verità storica”, mentre sul loro sito è un fiorire di elogi a Mussolini e ai camerati caduti per la giusta causa (quella per la quale sono morti 6 milioni di ebrei?). Le immagini video della commemorazione che Le sono state consegnate mostrano inoltre come neofascisti da tutta Italia e anche dall’estero si danno appuntamento durante queste cerimonie per esibirsi provocatoriamente in pubblico. Tra loro riconoscerà anche figure note alle forze dell’ordine e pregiudicate per reati contro la persona appartenenti all’area naziskin di Bergamo.
Con gli anni la situazione sta andando alla deriva: ne è un chiaro segno il fiorire di svastiche e scritte razziste a antisemite sui muri della città e delle valli e la diffusione di opuscoli negazionisti come accaduto a Rovetta durante l’incontro con il rabbino nel gennaio 2010.
Credo sia inutile dirLe che oltre a violare la Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista e la legge che vieta ogni forma di apologia di fascismo, l’atteggiamento provocatorio di tali persone crea disagio nella popolazione (come confermato anche dal parroco di Rovetta) e rischia di scatenare reazioni pericolose per l’ordine pubblico.
Credo sia giunto il momento di mettere un freno a questa situazione.
Sabato 11 settembre presso il cimitero di Bergamo verrà celebrata l’ennesima “commemorazione”, celebrata dal prete sospeso a divinis “Padre Tam”. Questa volta verrà ricordato Gino Lorenzi il responsabile dell’assassinio di 6 giovani civili inermi per rappresaglia a Gaiarine in provincia di Treviso e giustiziato dai partigiani nel ’45. Verrà celebrato come eroe e martire. Da cittadino italiano e da credente lo considero una bestemmia. I miei eroi e martiri sono altri: Don Severino Tiraboschi, Don Seghezzi, Giorgio Paglia, i fratelli Pellegrini e tutti coloro che sono morti per donarci un paese libero e democratico.
Abbiamo già denunciato al Vescovo di Bergamo, questa preoccupante situazione e ne abbiamo ricevuto solerte risposta e l’impegno a verificare i fatti e prendere eventuali provvedimenti.
Ora sta a Lei, Signor Prefetto, intervenire.
Cordiali saluti.
Lettera firmata
http://www.bergamonews.it/bergamo/articolo.php?id=30858