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L’autostrada Brebemi galleggia nell’incertezza finanziaria. Mettiamo fine alla sua costruzione

«L’autostrada Brebemi galleggia nell’incertezza finanziaria. Mettiamo fine alla sua costruzione».
Questa la proposta di Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia, che torna a mettere in dubbio la sostenibilità finanziaria dell’autostrada soprattutto dopo che «nell’ultima segreteria tecnica del 24 gennaio – afferma – il contratto di finanziamento con le banche, che avrebbe dovuto essere firmato entro il 25 gennaio, ha subito un ennesimo rinvio. Se ne riparlerà a giugno 2012».
Per Legambiente Lombardia le banche finanziatrici dell’autostrada stanno tentennando: «I motivi – spiega ancora Balotta – sono i recenti problemi giudiziari, la crisi economica, l’aumento dei costi dell’autostrada ed anche la mancanza di certezze circa il ritorno finanziario di un investimento che non fa altro che raddoppiare l’esistente autostrada A4 senza però che ci siano le garanzie che allo stesso tempo raddoppi anche il flusso di veicoli paganti il pedaggio autostradale».
Secondo i dati in mano a Legambiente Lombardia i termini del vecchio preaccordo finanziario prevedevano la copertura di 1,9 miliardi di euro così divisi: Banca Intesa con 390 milioni, Unicredit e B.Mps 290 milioni, Ubi Banca e Popolare con 200 milioni a testa mentre la parte del leone con 765 milioni dovrebbe farla la Cassa depositi prestiti, banca a capitale in prevalenza pubblico. Proprio questo massiccio impegno finanziario della Cassa depositi e prestiti ha sempre spinto Legambiente Lombardia a dichiarare che l’autostrada Brebemi non è un’opera costruita in project financing ossia con capitale totalmente privato: «Per di più nella delibera Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) del 5 maggio 2011 di recente registrata dalla Corte dei conti – spiega ancora Balotta – è riportato che si prevede un intervento della Cassa depositi e prestiti sotto forma di finanziamento diretto dell’autostrada e che tale finanziamento è alternativo alla garanzia del Fondo di garanzia opere pubbliche. Si snatura così di fatto il project financing perché si sposta il rischio dei capitali privati alla Cassa depositi e prestiti».

Patrik Pozzi

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