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MADDALENA: Primo tentativo… fallito!!!

Inizia così la Libera Repubblica della Maddalena.

Da questa mattina attorno al presidio Clarea si respira un’aria nuova. Sembra che finalmente uno dei luoghi maggiormente violentati dall’autostrada della Val di Susa abbia ritrovato una sorta di serenità. Questa notte chi voleva invaderlo ha dovuto fare marcia indietro. La determinazione di chi ha deciso di prendere in mano il proprio futuro ha saputo spiazzare gli avversari. E’ iniziata l’avventura, anzi ha preso una svolta. Nei prossimi giorni ma soprattutto nelle prossime notti dovremo essere tanti. Per dimostrare, come questa notte, che siamo tanti e determinati a vincere. Sul posto c’è molto spazio per accamparsi con le tende, c’è l’acqua e una natura lussureggiante. Insomma un luogo ideale per passare delle splendide ore in quell’atmosfera conviviale tipica del nostro movimento. L’invito è aperto a tutti, si può raggiungere il presidio sia da Chiomonte che da Giaglione, a piedi, in bici e (fino a un certo punto) anche in macchina. Questa sera (ed anche nei giorni a seguire) ci sarà un’assemblea alle ore 18:30. I segnali sono chiari, dobbiamo resistere una settimana. Una soltanto e saltano i fondi europei.

Breve cronaca dalla notte di lotta.
Ieri sera, dopo attente valutazioni sui “campanelli dall’arme”, è stato deciso di accorrere tutti alla Maddalena. La consueta riunione del lunedì sera al presidio Picapera ha subito espresso questa volontà. In poche ore, nonostante lo scarsissimo anticipo, circa 300 No Tav si sono trovati al presidio per cominciare a barricare tutte le vie d’accesso. Ognuno ha contribuito a suo modo nell’operazione. Il risultato è stato subito evidente a chi voleva invece farci la sorpresa. Per le forze dell’ordine l’unica possibilità rimaneva (e forse rimane?) la complicata apertura del guard-rail nei pressi agli imbocchi delle corsie sotto il piazzale della Maddalena. Il popolo No Tav è rimasto tutta la notte schiarato e pronto a resistere. Tanto è bastato a far desistere la controparte che è restata rintanata nella galleria per ore senza saper bene cosa fare, per poi allontanarsi senza farsi vedere. Questa mattina il questore e il prefetto si riuniscono per decidere la linea da adottare per risolvere il problema e (a detta loro) per lavorare in sicurezza

tratto da “Il Corrosivo” di Marco Cedolin.
Il primo assalto all’arma bianca contro la Val di Susa, per tentare di dare il via al cantiere propedeutico alla costruzione della Torino – Lione, si è svolto ed è fallito in una tiepida notte di tarda primavera, dove fra boschi, sentieri punteggiati dalle torce elettriche e vie di accesso sbarrate da robuste barricate, si respirava un’atmosfera surreale, carica di ellettricità, ma fresca come l’aria pulita che profuma di orgoglio e libertà.
La “politica” e le forze dell’ordine alle sue dipendenze, di orgoglio ne hanno invece dimostrato molto meno, compensando comunque con la fantasia. Facendo si che l’assalto sia iniziato con una proposta di “mediazione” intrisa di bonomia che ha contribuito a rendere i toni della serata ancora più surreali.
Lasciateci installare un finto cantiere simbolico, buono solo per la stampa e per non perdere i finanziamenti europei, e non useremo la forza con nessuno, sono stati, riassumendo in breve i toni della proposta succitata, partita in via ufficiale e destinata ad interlocutori ufficiosi che l’hanno rspinta al mittente con il sorriso sulle labbra…..
Fallita la mediazione “all’italiana” gli automezzi delle ditte deputate ad installare il cantiere (quello finto o quello vero fate voi) e lautamente foraggiate con il denaro pubblico, vero, senza ombra di dubbio, hanno tentato una sortita in verità non molto convinta, scortati da una ventina di blindati di polizia e carabinieri. La sortita è consistita nel tentativo, solo abbozzato, di tagliare il guard rail ed i pannelli antirumore dell’autostrada, per liberare una via d’accesso (l’unica possibile) ai mezzi. Tentativo abortito quasi subito, di fronte alla pronta reazione di qualche centinaio di manifestanti che hanno dato ad intendere come non si trattasse di una buona idea.
Vista la situazione, forze dell’ordine e ditte appaltatrici hanno fatto inversione con i propri mezzi, sull’autostrada già chiusa da ore, e se ne sono andati alla chetichella.
L’ultimo contributo alla serata surreale lo hanno dato i giornalisti (fior fiore di giornalisti di Repubblica e della Stampa cosa credete?) parte dei quali “embedded” fra le fila dei manifestanti che dopo la notte insonne, in tutta evidenza hanno faticato assai a distinguere fra la verità ed i fumi visionari della fantasia, al momento di scrivere i propri articoli per il padrone.
La leggenda ha così raccontato lanci di pietre contro le auto in transito su un’autostrada chiusa da parecchie ore, manifestanti che protestavano contro lavori propedeutici all’installazione di un cantiere (probabilmente quello falso) che non sono mai avvenuti ed altre amenità sui generis che per rispetto all’orgoglio di cui sopra è meglio non descrivere.
Non resta che domandarci cosa riserverà la prossima serata, il venticello orgoglioso di libertà è sempre più teso e nel campo del surreale ogni previsione è buona quanto l’altra. L’unica certezza, al momento è che non esistono cantieri, nè veri, nè falsi e neppure nessuno che stia facendo lavori propedeutici ad essi, per il resto si vedrà.

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