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ALTA VELOCITÀ: UN SACCHEGGIO DELLA SPESA PUBBLICA A LIVELLO PLANETARIO
Un governo che, senza alcun rimorso, ha tagliato le risorse finanziarie per la ricerca tecnologica e per l’istruzione tecnica, ora cerca di farci credere che le decine di miliardi di euro stanziate per la TAV in Val di Susa costituiscano il necessario prezzo da pagare allo sviluppo futuro del Paese. I media, ovviamente, si sono allineati alla versione ufficiale: la settimana scorsa hanno celebrato trionfalisticamente la geometrica potenza messa in campo dalle sedicenti forze dell’ordine per sgomberare l’area del cantiere. Un’aggressione poliziesca che, se fosse avvenuta in Siria o in Iran, avrebbe giustificato come minimo una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed un intervento della NATO. Oggi, invece, con uno di quei rovesciamenti delle parti, tipici della propaganda, i media si esibiscono in litanie vittimistiche sui poveri ed inermi poliziotti aggrediti da manifestanti animati da istinti omicidi.
Le opposizioni parlamentari sono troppo coinvolte nell’affare per opporre qualsiasi dubbio alla versione ufficiale. L’ala massonica del Partito Democratico, da Piero Fassino a Matteo Renzi, dimostra inoltre una morbosa passione per i buchi costosi; e qualche malpensante insinua persino che, nel segreto delle logge, non si discuta dei risvolti esoterici ed alchemici di queste opere architettoniche, bensì solo dei miliardi di denaro pubblico da spartirsi. Ma si tratta, evidentemente, di arroganza e ignoranza di profani non iniziati ai profondi misteri del simbolismo massonico.
Un altro aspetto taciuto dai media italiani riguarda il fatto che le resistenze alle costosissime opere dell’alta velocità non costituiscono affatto un’opposizione retriva, locale ed isolata, ma un fenomeno che si sta esprimendo in più Paesi, con motivazioni analoghe. In Gran Bretagna la questione del rifiuto delle spese per l’alta velocità si manifesta in modo molto più capillare che in Italia, e riguarda non soltanto le opere faraoniche, ma anche quelle medie, le quali, se sommate, costituiscono un attentato altrettanto grave per i contribuenti.(1)
Altre resistenze si stanno verificando negli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha annunciato da tempo un analogo piano di spese per l’alta velocità. Le resistenze popolari partono sempre dallo stesso tipo di valutazioni: la comparazione tra i costi ed i vantaggi rende queste opere assurde ed improponibili, eccetto che nell’ottica del puro affarismo.(2)
I nostri media però si guardano bene dal far notare che, tagliando la TAV adesso, si realizzerebbe oltre la metà dei risparmi richiesti dalla Legge di Stabilità Finanziaria. Ma è chiaro che le manovre finanziarie non hanno davvero la finalità di contenere la spesa pubblica, bensì di reperire le risorse necessarie per colmare i buchi lasciati dall’evasione fiscale, e per soddisfare gli appetiti affaristici, sia nel settore del debito pubblico che degli appalti pubblici. Visti gli interessi affaristici in campo, risulta del tutto scontato che coloro che si oppongono alla TAV vengano fatti doppiamente bersaglio di candelotti sparati ad altezza d’uomo e di accuse di terrorismo.
Non ci si sorprenderà scoprendo che anche nel business dell’alta velocità ci siano di mezzo le multinazionali, soprattutto francesi, con cui il governo Berlusconi ha costituito un asse preferenziale, esattamente come nella privatizzazione dell’acqua (Vivendi e Ondeo) e nel rilancio del nucleare in Italia (Areva e EDF). Stavolta la multinazionale francese coinvolta è la Alstom, leader del settore dell’alta velocità, e già storico fornitore di Trenitalia, oltre che partner di Luca di Montezemolo. La Alstom avrebbe dovuto fornire la tecnologia per la TAV, ma per ora, anche dopo conflitti giudiziari, sembra invece averla spuntata una multinazionale canadese, la Bombardier, che ha usato l’Ansaldo Breda come cavallo di Troia.(3)
Chi ha ribattezzato l’alta velocità come “alta voracità” ha dunque colto nel segno. Nel 2006 risultava già chiaro che i costi effettivi dell’alta velocità si quintuplicavano – come minimo – in corso d’opera, per cui nel bilancio dello Stato si annida una falla finanziaria crescente, quantificabile allora a tredici miliardi di euro. Nulla di strano che nessuno ci dica a quanto ammonti attualmente il debito nascosto per l’alta velocità. Il fascino che l’alta velocità riveste per le multinazionali ed i governi consiste proprio nell’incontrollabile lievitazione dei costi, che prospettano un business senza fondo.
Tutto questo sperpero per linee ferroviarie che rimangono sotto-utilizzate, e che non fanno neppure lontanamente intravedere la possibilità di recuperare l’investimento. Le linee ad alta velocità presentano oltretutto parecchi aspetti dubbi sul piano della sicurezza, come ha dimostrato l’esperienza tedesca. La sicurezza è un elemento di incertezza che comporta un ulteriore fattore di lievitazione dei costi dell’alta velocità.(4)
Sarebbe quindi lecito domandarsi quante manovre finanziarie esigerà nei prossimi decenni la TAV della Val di Susa per essere portata a termine.(5)
(1) http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.newgeography.com/content/002139-the-high-speed-rail-battle-britain
(2) http://www.america24.com/news/treno-alta-velocit-in-califonria-malumore-tra-i-cittadini
(3) http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=47228011 http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-08-03/treni-ansaldobombardier-092008.shtml?uuid=AYdITfDC#continue
(4) http://www.ilgiornale.it/esteri/la_germania_ferma_lalta_velocita_i_treni_sono__troppo_pericolosi/25-10-2008/articolo-id=300918-page=0-comments=1
(5) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/alta-voracita/1463947