«La Brebemi si affanna a sostenere che la direttissima sta “correndo”e che siamo al 60% dei lavori. Ma, in questi giorni, la Cassa Depositi e Prestiti, come era logico, ha fatto sapere che finanzierà la sua quota di prestito per 750 milioni solo a patto che tutta la tangenziale est esterna di Milano (TEM), lunga 33 km, dove la Brebemi dovrebbe collegarsi per non finire nei campi, venga completato e, non solo, il breve arco che va da Pozzuolo Martesana a Liscate». Lo scrive Dario Balotta, responsabile trasporti legambiente della Lombardia.
«A questo punto c’è da chiedersi chi pagherà l’enorme debito creato per la costruzione della Brebemi, che ha triplicato i suoi costi passando da 800 milioni a 2,4 miliardi. Difficile però che la TEM si realizzi, se i maggiori azionisti, la Serravalle, Banca Intesa e Benetton non ricapitalizzano la società, facendo così fermare i cantieri».
«E ‘indicativa del rischio attuale la posizione di banca Intesa che, nonostante sia azionista di Tem e di Brebemi al 51%, non partecipa all’aumento di capitale. A questo punto il rientro dei capitali investiti per Brebemi è sempre più incerto, nonostante siano previsti pedaggi tripli rispetto a quelli della parallela A4 Brescia-Milano. Momento difficilissimo per le autostrade esistenti che, dopo un 2011 in calo , hanno chiuso anche il 2012 con una contrazione di veicoli della Milano-Bologna del 6,7%, della Milano-Brescia del 4,7% e della Milano-Genova del 6,3%. Crisi dei traffici e opera non collegata con Milano e con un aeroporto vuoto a Montichiari, rendono impossibile il successo del project financing, che la dovrebbe sostenere».
«Le garanzie per il rientro dei capitali, nei 20 anni di concessione prevista, non le ha più nessuno. E’ per questo che la Brebemi rischia di restare con il cerino in mano e di non avere i soldi per pagare appaltatori e fornitori che stanno realizzando l’opera».