Una giornata non felice per Bergamo, il 28 febbraio 2009, con tante persone coinvolte, da più parti: Forza Nuova, schieramento antifascista, forze di polizia. E ad
un anno e mezzo di distanza dal corteo neofascista e dai seguenti
scontri tra manifestanti “contro” e polizia, è arrivata una prima
sentenza: Lorenzo Trombetta, di Como, e Enzo Cereda, di Seriate, sono stati condannati dal giudice Vito Di Vita,
a latere Federica Gaudino e Ilaria Sanesi, a un anno di reclusione,
con pena sospesa. L’accusa principale nei loro confronti era di
resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Il pubblico ministero Lucia Trigilio aveva chiesto per entrambi un anno e mezzo di reclusione. Cereda dovrà risarcire anche il poliziotto Alfredo Giovanni Salvi, l’unico ad essersi costituito parte civile (avvocato Enrico Pelillo), tra i tre agenti feriti quel giorno: 2500 euro di risarcimento.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. Il
collegio giudicante, non accogliendo del tutto la richiesta del pm,
sembra aver accolto invece alcune argomentazioni della difesa, ovvero
gli avvocati Francesca Longhi e Silvana Scalise che hanno parlato di un
“contesto di quel giorno dal quale non si può prescindere per giudicare
anche Trombetta e Cereda”. La Longhi, in particolare, dopo
aver ricordato che il reato di apologia di fascismo sussiste ancora
oggi, ha parlato di una “tripletta” di atteggiamenti arbitrari delle
forze dell’ordine: “L’autorizzazione del corteo di Forza Nuova, che non era prevista e non doveva assolutamente essere concessa, l’informazione giunta al questore secondo
la quale erano state danneggiate delle vetrine in viale Papa Giovanni,
che diede il via alle cariche della polizia sebbene di
vetrine danneggiate non ce ne fossero, e infine l’atteggiamento
prevaricatore di certi poliziotti durante le cariche stesse”. Mentre Silvana Scalise ha
insistito su diversi filmati finiti agli atti del procedimento, nei
quali “si vede anche un soggetto con passamontagna calato sul
volto, che parla con la polizia, prima di prendere a manganellate anche
un operatore televisivo”.
Dopo la sentenza un militante dell’area antagonista bergamasca ha
battuto le mani verso i giudici parlando di “tribunale fascista”. Il giudice Di Vita l’ha fatto identificare. E’ stato denunciato per oltraggio alla magistratura.
Restano aperti altri procedimenti, per i quali non sono previste scadenze a breve nelle aule di tribunale. Si tratta delle denunce
per altre 57 persone che la sera del 28 febbraio furono portate in
questura e l’apertura di un fascicolo contro ignoti per apologia di
fascismo, quindi nei confronti dei partecipanti alla manifestazione di
Forza Nuova, con sfilata dalla Malpensata fino alla sede di via
Bonomelli.
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