LA CHIAMANO SICUREZZA, E’ SOLO REPRESSIONE
Così come accade nei paesi in guerra o sotto dittatura militare, anche in Italia, sta
accadendo qualcosa di analogo. E’ sabato mattina e nel mercato di Treviglio, così come
in altre città italiane, si scorgono individui armati in mimetica, che gironzolano su un
mezzo blindato. Costoro sono soldati dell’ esercito italiano.
Siamo forse in guerra? La loro costante presenza, piuttosto insolita, crea un certo
timore che viene attutito dall’ apparente sicurezza data dai militari stessi. Ciò dovrebbe
farci riflettere se questo tipo di sicurezza sia davvero sinonimo di libertà per il cittadino.
Ci si chiede quindi i motivi per cui a partire dal 2008 con l’attuazione del progetto
“Strade Sicure” promossa dal governo Berlusconi, il numero dei militari nelle nostre
città continui ad aumentare in maniera sistematica, come altrettanto è cospicua la
spesa in questo settore.
Tuttavia la loro presenza non è semplicemente legata a manovre di tipo nazionale
volute dal Ministro della Difesa La Russa o da quello dell’Interno Maroni, ma fa parte
di un progetto assai più vasto denominato “Urban Operation 2020” realizzato dalla
NATO che consiste di fatto nella militarizzazione delle maggiori città dei paesi membri
(tra cui appunto la bergamasca e tutto il Nord Italia) per fare in modo che i cittadini si
abituino alla presenza di soldati, armati, che controllano, perquisiscono e vagano per il
territorio.
Sempre secondo la NATO le guerre future non saranno più “esterne”, bensì “interne”: in
quanto il degenerare della crisi previsto dall’ ONU ridurrà a tale livello i servizi primari
di assistenza (sociale, sanitaria…) tanto da spingere le popolazioni di tutto il mondo ad
insorgere contro il sistema capitalista e chi lo sostiene. Ed ecco che a quel punto, in un
clima caratterizzato da alto disagio e ingiustizie sociali, il ruolo dello strumento militare
avrà un carattere dominante per quella che è la sopravvivenza del sistema stesso, unico
responsabile della crisi.
Per questo motivo nello studio U.O.2020 si consiglia così di iniziare gradualmente, in
base alle necessità, ad utilizzare l’esercito in funzione di ordine pubblico man mano che
la crisi mondiale aumenta.
Nel frattempo ogni paese aderente a questa operazione, compresa l’Italia, deve finalizzare
reparti appositi che si specializzino per condurre le operazioni di contenimento delle
folle e di controllo del territorio alla ricerca di sovversivi ed agitatori nei quartieri, come
stanno già facendo con i rastrellamenti nei confronti degli immigrati senza permesso
(es: via Quarenghi a Bergamo).
L’Italia in questo campo ha proposto la possibilità di sviluppare nuove specializzazioni
e di preparare personale addestrato a muoversi e combattere negli ambienti urbani
ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni, ma anche padroneggiare gli impianti di
comunicazioni e distribuzione dell’energia e dell’acqua.
Dunque in un futuro non tanto lontano vedremo l’esercito operare nelle grandi città
e a guardia di siti di interesse strategico per lo stato: discariche, centrali nucleari in
costruzione, termovalorizzatori, ecc.
SE NON SIAMO IN GUERRA ALLORA E’ DITTATURA.
kollettivo Tana Libera Tutt* Treviglio
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